Dita di dama
monologo di e con Laura Pozone tratto dall’omonimo romanzo di Chiara Ingrao, cura tecnica di Alessandro Bigatti (Compagnia Aparte Ali per l’Arte) | BELVEDERE, Albugnano
“Operaia. Era bastata quella parola a farle crollare il mondo addosso.”
La storia di Francesca e Maria, due amiche, cresciute insieme nello stesso cortile della periferia romana. Una sogna un futuro da veterinaria, l’altra di continuare a studiare. Ma a diciotto anni si ritrovano, costrette dai padri una a studiare legge, l’altra a lavorare in fabbrica.
Siamo nel 1969, l’autunno caldo. Attraverso gli occhi di Maria scopriamo la nuova vita sua e delle altre operaie, sempre in bilico tra il comico e il drammatico, tra il commovente e l’entusiasmante. Il cottimo, la bolla, la paletta, i marcatempo. E poi gli scioperi, la stira, il consiglio di fabbrica. E ancora sullo sfondo l’Italia che cambia, da Piazza Fontana alla legge sul divorzio, lo Statuto dei lavoratori, le ribellioni in famiglia.
Maria, da timida e impacciata ragazzina che in fabbrica proprio non ci voleva stare, si trasforma in “una tosta”, “una con le palle”, sguardo fisso e faccia decisa quando parla alle assemblee; ma rischia così di perdere il suo amato Peppe.
Una storia di donne che parla alla voglia di libertà delle ragazze, che negli anni seguenti sarebbe fiorita nella rivoluzione femminista e, intrecciata a questa, le lotte operaie, rappresentate in genere quasi sempre al maschile.
Gli anni delle lotte operaie, raccontati non attraverso lo “stereotipo” della violenza, della tensione e del piombo, ma con una storia di formazione d’amore e amicizia, che indaga percorsi di libertà e dignità che sfidano tuttora il nostro grigio presente.
Un piccolo spaccato dell’Italia operaia negli anni che vanno dal 1969 ai moti di Reggio Calabria del 1972.