Chi siamo

"Più il teatro verrà purificato, più incontrerà il gusto delle persone intelligenti e raffinate; ma andrà allo stesso tempo perdendo la sua originaria efficacia e destinazione. Mi sembra di poterlo paragonare a uno stagno che non deve contenere soltanto acqua limpida, ma anche una certa quantità di melma, di alghe e di animaletti perché i pesci e gli uccelli acquatici vi si possano trovare bene."
J. W. von Goethe - La vocazione teatrale di Wilhelm Meister

Albugnano, vertice della parte del Monferrato che guarda verso il Po, il Chierese, la Val Cerrina e l’area torinese, offre condizioni straordinarie di patrimonio storico, culturale e ambientale, che attirano da tempo un turismo variegato per provenienze, interessi e attività. QUADILA Festival concorre a fronteggiare una situazione che nell’ultimo periodo ha generato difficoltà e blocchi; lo fa tramite un’offerta in grado di unire – in sicurezza sanitaria e organizzativa – qualità delle proposte a ricadute di conoscenza del territorio, dei suoi prodotti e delle sue potenzialità economiche e turistiche. QUADILA Festival si propone perciò come una occasione di ripresa, rilancio e risorgenza, a cui questi piccoli borghi (Albugnano e comuni contermini) affidano le loro prospettive di futuro.

QUADILA Festival è un progetto nel quale il teatro mira a recuperare il proprio carattere autentico, magico e sociale, in relazione con le altre arti, con la letteratura, la storia, le scienze.

QUADILA pratica la conoscenza, l’incontro empatico e la collaborazione immaginifica, conferendo al pubblico un ruolo decisivo nell’esperienza teatrale.

QUADILA anima luoghi non convenzionali – le piazze, i giardini, i sentieri, le aie – con una narrazione che ne mostra angoli e scorci insoliti e ne rende più ricca e meno scontata la fruizione.

QUADILA propone nuove frontiere del turismo culturale, nella conoscenza dei piccoli borghi, nei ritmi rallentati del vivere, nella rarefazione degli spazi, nella fruizione originale del patrimonio.

QUADILA Festival avviene ad Albugnano e intende creare la base per andate e ritorni da e verso i Comuni e i territori circostanti; nell’edizione d’avvio esplora il tema del linguaggio che, nella sua doppia veste di lingua e di forma espressiva, da sempre “crea mondi” e aiuta a comprendere il mondo.

QUADILA Festival tenta di fare collaborare e mettere a confronto generazioni di artiste/i e di lavoratrici/ori dello spettacolo eterogenee e diverse, suggerendo “regole” chiare di provvisorietà e avventura, da coniugarsi a professionalità e rigore artistico; e di metterli a loro volta a confronto con altre operatrici e operatori culturali di ambito storico e scientifico.

Ricerca e auspica cooperazioni e partnerariati – tramite il mutuo aiuto e la reciprocità di impegno, soprattutto nell’ambito della comunicazione – con rassegne, festival, realtà e iniziative artistiche e culturali già presenti sul territorio.

Un approccio, questo, che è pure volto a moltiplicare le possibilità di crescita professionale e umana per le lavoratrici e il lavoratori dello spettacolo; ad aumentare le opportunità lavorative per il settore e le occasioni di partecipazione per il pubblico.

QUADILA Festival si articola soprattutto in due percorsi intrecciati, che hanno cura di aderire ai tratti più caratteristici del patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio e alle dinamiche sociali e culturali che lo percorrono: creazione pubblica e spettacoli/eventi.

La relazione di collaborazione reciproca fra attori, “intellettuali”, cittadini, pubblici, che ha nel teatro, nella poesia e nella espressività artistica il suo motore di attivazione; e che genera, appunto, la possibilità di:

– riscoprire e rivalutare la natura autentica, magica, sociale e pedagogica del fatto teatrale, con una collaborazione “immaginifica” da parte del pubblico, secondo l’invito rivolto da Shakespeare nel prologo all’Enrico V e sulla base del monito di Goethe nel suo La vocazione teatrale di Wilhelm Meister: «Più il teatro verrà purificato, più incontrerà il gusto delle persone intelligenti e raffinate; ma andrà allo stesso tempo perdendo la sua originaria efficacia e destinazione. Mi sembra (…) di poterlo paragonare a uno stagno che non deve contenere soltanto acqua limpida, ma anche una certa quantità di melma, di alghe e di animaletti perché i pesci e gli uccelli acquatici vi si possano trovare bene»;

– generare dispositivi di “partecipazione a catena”, sostenibili nel tempo con adesione a forme di creazione teatrale collettiva, che il Festival mira a favorire e consolidare;

– orientare non solo a una maggiore, ma anche a una migliore fruizione del patrimonio storico, paesaggistico e architettonico che connota il territorio, determinando una partecipazione attiva alla qualità, alla conservazione e al rispetto dei luoghi nella loro identità;

– formare interesse per le offerte turistiche, naturalistiche, enogastronomiche, del territorio, con un coerente e intelligente “orgoglio locale”, capace di relazionarsi positivamente al visitatore e allo spettatore, che viene ad essere considerato e percepito come “concittadino temporaneo”.

Ci diamo come obiettivo quello di fare esprimere attraverso l’arte, la poesia, il teatro, bisogni e desideri presenti nella comunità residente e attratta (turisti, visitatori).

Di rendere familiari e contemporanee – proprio attraverso le forme artistiche via via scelte – le lingue, a prescindere dalla loro lontananza geografica e/o temporale.

Di sperimentare linguaggi e strumenti inclusivi capaci di favorire attivazione e partecipazione anche da parte di soggetti fragili e/o svantaggiati (quali anziani, disabili, immigrati).

Di stimolare processi di co-progettazione delle attività da parte delle componenti comunitarie più consapevoli e integrate, in vista di continuità nel tempo delle attività intraprese.

Sicuramente, è anche l’incrocio di pensieri fra persone in uno stesso luogo – che non necessariamente si conoscano – a generare la possibilità di un rapporto. Nulla può accadere, oppure può succedere che le loro reazioni vengano addirittura a coincidere; o si differenzino profondamente: nel primo caso, le immagini condivise hanno fonti simili, nel secondo le fonti sono nella diversità della conoscenza – e dell’esperienza – di ciascuno. Se questo accadere è cercato ed è un attore capace a condurre l’esperimento, capita a volte qualcosa di non descrivibile, che certo ha a che fare con l’empatia e la libertà. Qualcosa di cui il dislivello di conoscenza appena descritto è motore insostituibile.

In La belva (ne I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese), Endimione, descrivendo il suo incontro in una radura con un essere misterioso, dice a un certo punto: «Non diciamo il suo nome. Non diciamolo. Non ha nome. O ne ha molti, lo so». Ancora Endimione, proseguendo nel descrivere l’incontro con quell’essere particolare, dice a un certo punto: «[…] ero già cosa sua». “Conoscere” è, evidentemente, un’avventura per la quale occorrono lucidità e coraggio; e, se c’è di mezzo il teatro, l’abbandono diventa strumento aggiuntivo e obbiettivo imprescindibile.
In questo senso, di QUADILÀ Festival risulta innovativa la narrazione che vivifica i luoghi con l’animare e il superare la pura attinenza tematica, suscitando così la frequentazione dell’altrove e rendendo più ricca la loro fruizione.

Lo stagno di Goethe - ETS
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