La guerra spiegata ai poveri - di E. Flaiano
Lettura in concerto con l’Ukulele Turin Orchestra e con abitanti di Albugnano e dintorni. Coordina Beppe Turletti
Mark Mariut | PROLOGO
Elena Landi | IL MINISTRO
Marina Sarboraria | IL PRESIDENTE
Matteo Calautti | L’USCIERE
Michele Cico | UN GIOVANE
Paola Cappello | LA SIGNORA
Paolo Andriano | IL GENERALE
Silvia Binello | IL PERITO RELIGIOSO
Quando Ennio Flaiano scrisse “La guerra spiegata ai poveri” era da poco terminata la Seconda Guerra Mondiale; l’autore con ironia sapiente snida ed evidenzia l’assurdità e le radici malsane di ogni guerra: il vantaggio per pochi grazie alla morte di molti.
La guerra s’ha da fare a tutti i costi, altrimenti come si potrebbe avere la pace? Per questo bisogna trascorrere il tempo di pace a progettare guerre… E così via.
Il coinvolgimento della popolazione nella lettura e la sua cooperazione con musicisti e attori professionisti (nella preparazione e nella realizzazione) vuole, da un lato, fare evolvere energie e risultati che derivano da preziose esperienze socializzanti della prima edizione del Festival (fra tutte, la lettura di Eminescu e la serata per l’anniversario dell’indipendenza del Perù); dall’altro, innescare sane relazioni fra professionismo e dilettantismo, nella consapevolezza che queste possono portare anche a un’utile contaminazione del sistema teatrale.
Una nota di Beppe Turletti:
«Il 10 maggio 1946 Flaiano presentò la sua prima opera teatrale all’ Arlecchino di Roma (oggi Teatro Flaiano) davanti ad un pubblico di soli amici, attori ed intellettuali, tra i quali i giovanissimi Vittorio Gassman e Anna Maestri. Prima che la rappresentazione iniziasse, Flaiano si rivolse ai presenti e disse che quel lavoro voleva richiamare l’attenzione degli autori in generale, non del pubblico, e promise che si sarebbe rinunciato alla satira soltanto quando tutti gli altri avrebbero rinunciato alla retorica. Quella che alimenta la guerra.
In questo atto unico, Flaiano esamina la guerra attraverso alcune figure simboliche: un Presidente, un Generale, un Perito Religioso, una Signora, un Usciere, un Ministro, ed un Giovane che non vuole combattere e chiede che gli venga spiegato cosa sia la guerra.
Assieme si accordano per definire i dettagli delle guerre presenti e delle prossime venture creando un legame sempre più forte fra potere e potere, tralasciando qualsiasi valore della vita umana.
Siamo di fronte ad uno testo che, pur presentandosi sottoforma di commedia, lascia lo spettatore in una condizione di estrema inquietudine e assoluto sbigottimento, in cui l’assurdo si confonde col reale e il grottesco lascia il posto ad una inconsapevole autenticità e verità. Un testo che risulta straordinariamente, o meglio drammaticamente, attuale e che punta ad esserlo sempre più visto l’esponenziale aumento dei conflitti.
Per Flaiano la genesi della guerra è umanamente stolta e gli interessi sono nelle mani si pochi, che si arrogano il diritto di decidere il diritto di chi diventa carne da cannone: i poveri appunto, come ebbe a sottolineare Bertolt Brecht in una sua poesia:
La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente».