Paolo Musio

Paolo Musio:
«Se tu mi avessi visto è un testo che intercetta il movimento che si crea quando parlo con un interlocutore assente. E gli parlo di me. E gli dico: se tu mi avessi visto, ecc. perché è quello che mi interessa: essere visto da chi non mi ha visto. E tanto più ho bisogno di essere visto quanto più sento che nessuno mi guarda. L’interlocutore è assente o perché è immaginario o è altrove o è impegnato a sua volta a parlare di sé, a pensarsi. Quindi cerco a parole di far vedere al mio interlocutore assente tutta quella vita che ho vissuto in assenza del suo sguardo. Che forse nemmeno ho vissuto, ho solo immaginato di vivere, ho recitato virtualmente. È una cosa che vedo praticare attorno a me. Una strategia di sopravvivenza. Una precaria costruzione di sé. Una cosa spudorata. Un vizio narcisistico. Un vizio religioso. Una debolezza, una malattia. Una fame che non si placa. Una mania, uno slancio insopprimibile. Una recita, un film commedia dedicato a una donna di cui sono innamorato. Una confessione ad un morto. Una vigliaccata. Forse un ritratto di chi è assente, figure fantasmatiche che cambiano continuamente, a cui affidiamo un ruolo impossibile. Certamente è una chiamata in causa di una intera comunità, quella dei singoli individui imbozzolati in se stessi, disorientati e soli. Un invito a rompere lo specchio, a tornare, pur nella coscienza dell’imperfezione del contatto, a farci l’un l’altro il dono dello sguardo».

15 luglio 2023, h 18.30, Prato dei cinque cipressi, Abbazia di Vezzolano Albugnano, nell’ambito di INSTALLAZIONE LETTERARIA – Quadila Festival 2023 | Abitare e sopravvivere